Monday, May 14, 2007

L'ulivo d'argento
sotto le stelle
dalla finestra aperta.
carezza anche te questo vento caldo?
ti abitano due lucciole
nell'incavo del tronco.
E' una notte magica
difronte al Bosforo,
ci sono sonagli nel cielo.
anche tu mi stai pensando?

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[...] Io ignoro
se un’offerta di dolore produca altra
solitudine, se la parola abbia raggiunto
veramente l’inizio: l’accesso all’esserti
o al morirti, all’ultima innocenza oppure
a un perduto esilio. Non so più lucciole
né gelsomini, non so dove sei, quale mare,
quale pianto splenda nei tuoi occhi, quale
naufragio o estasi li oscuri. Ho l’aroma
della terra fin sulle labbra e sempre più
spesso - e stanotte ancora - risuscitano
pupi e paladini che mi leggeva mia madre,
che vorrei raccontarti e non mi è dato
mai tempo di raccontarti.
E se ti chiamo
qui e ti scrivo d’altro (come non sapessi
della rondine che ormai infinitamente
emigra) è perché non mi dà più gioia
pensare, se mi manchi, come è azzurro
il mare fra gli aranci e resta eterno
il giorno pure in morte della luce.

Da "I segni topografici" Giuseppe Adammo, 1967.

3 comments:

Anonymous said...

ma sei sempre in moto ? C.C.

hammock said...

Grande moto! adesso, invece di scrivere, faccio lunghissimi giri senza meta ;) consapevole del palliativo...

Anonymous said...

TOGLITI QUEL CASCO I TUOI LETTORI ASPETTANO. C.C.